Quest’anno Amazon.it è partner ufficiale di X Factor. E fin qui, niente di che. Il fatto è che però da quest’anno se clicchi il banner direttamente sulla HP di Amazon puoi accedere alla sezione interamente dedicata al loft di X Factor. Xfactor, dentro Amazon.
Qui puoi comprare tutti gli oggetti presenti nella “casa” dei ragazzi e possedere, al posto della casa ereditata da tua zia, una roba più nuova, più fresca, più più. Per quanto possa sembrare sacrilego, una casa ereditata da Benji e Fede (sono loro ad averne selezionato l’arredo per il programma di Sky).
Il pubblico che guarda lo spettacolo
Perché ha dell’incredibile? Fino a un certo punto della storia della televisione, che si potrebbe geolocalizzare con i programmi di Renzo Arbore, il meccanismo della fruizione era piuttosto semplice: c’era qualcuno che guardava e c’era uno spettacolo da guardare. In filosofese, si direbbe allora che c’era una netta cesura tra Soggetto e Oggetto. In sintesi:
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Il pubblico che guarda il pubblico
Con Arbore prima e Il Grande Fratello poi, cambia la natura della fruizione televisiva. Quello che è messo in scena non è più uno spettacolo “altro”, la cui diversità e “surrealtà” funzionano in quanto riparano dalla mediocrità della realtà. Quello che è messo in scena è proprio la mediocrità della realtà. L’intuizione è chiara: a cicatrizzare le ferite del reale, è lo sguardo stesso sulle ferite del reale. In sintesi:
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Il pubblico che elimina il pubblico
Cosa dimostra la vendita del loft di X-Factor, se non un ulteriore e radicale cambiamento del vecchio funzionamento del dispositivo soggetto | oggetto. La novità riguarda il modo di esaurimento di tale rapporto: non desidero più lo spettacolo (per natura roboante e surreale), non desidero nemmeno più la mia stessa soggettività allo specchio (la casa come metafora della mia casa) ma desidero che la mia casa sia il corpo televisivo.
Dal Luciano di Garrone che finisce per aggirarsi solitario nella grande casa / acquario del GF, che altro non è che un set che simula l’appartamento, all’appartamento che vuole simulare il set. Allora la formula sintetizzante diventa:
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Sparisce qualsiasi termine di riferimento, che sia anche un’altra soggettività. L’io post-reality diventa un soggetto barrato. Un individuo che Remo Bodei non avrebbe esitato a chiamare un “dividuo”. Chi è con precisione costui? Senza complicarla troppo, di certo qualcuno che ascolta Love dei TheGiornalisti, che sta seduto su una poltrona a sacco e che scatta con l’istax della Fujifilm (il vero selfie, lo fai su pellicola). Ah, e che vive dentro un loft che finge di essere un set.