Il risultato più eclatante dell’ultima Conferenza sul Cambiamento Climatico dell’ONU, la CoP24 di Catowice, è stato far scoprire al mondo il volto e la voce di Greta Thunberg. Ascoltare una ragazzina di quindici anni, dritta sul palco, tuonare davanti ai grandi della Terra, non può lasciare indifferenti: “to do that we have to speak clearly, no matter how uncomfortable that may be

Greta alla CoP24 è un mix esplosivo fra “chi parla”, “dove parla”, “di cosa parla” e “come parla”: Greta impatta. Tornano alla mente le parole dedicate da Leonard Cohen a Giovanna d’Arco: “cold and lonesome heroine […] I love your solitude, I love your pride”. Ma chi è la “Pulzella di Catowice”? Per cosa si batte?  Da dove viene il calore freddo, la forza tagliente del suo parlare? Lo si capirà seguendo le parti salienti del suo intervento.

Chi è Greta Thunberg

“My name is Greta Thunberg. I am 15 years old. I am from Sweden. Many people say that Sweden is just a small country and it doesn’t matter what we do. But I’ve learned you are never too small to make a difference.”

Greta, come Giovanna, è una ragazza che viene dalla periferia, dal margine (la Svezia è l’estremo nord del mondo come Domremy è l’estremo est della Francia). Il suo muoversi verso il centro ha lo scopo di aggregare gli uomini per fronteggiare una minaccia della massima importanza, che li riguarda essenzialmente.

Il movimento di Greta è consistito in un’azione nonviolenta, iniziata il 20 agosto, tre settimane prima delle elezioni svedesi. Invece di andare a scuola, Greta sedeva da sola davanti al Parlamento: protestava, convinceva, univa. Le sue manifestazioni sono dunque continuate settimanalmente, ogni venerdì.

Lo spazio che ha attraversato non è stato fisico, ma digitale: tramite i suoi account social Greta è riuscita a coinvolgere nelle sue proteste studenti e giovani da tutte le parti del mondo.  Sul sito “Fridayforfuture è possibile organizzare/registrare la propria azione e connettersi liberamente alla marcia di Greta.

Vista la natura della minaccia, la nazione che Greta vuole salvare non può che essere grande quanto il mondo: il centro verso cui si muove non è più una città assediata, ma un tavolo di discussione globale. È qui che Greta Thunberg (e tutti coloro che si sono mossi con lei, dietro di lei) può provare a fare la differenza.

Cosa vuole Greta Thunberg

“I care about climate justice and the living planet. Our civilization is being sacrificed for the opportunity of a very small number of people to continue making enormous amounts of money. Our biosphere is being sacrificed so that rich people in countries like mine can live in luxury. […] We need to focus on equity.

Il valore di Greta è quello della giustizia climatica: la stabilità del clima è la condizione necessaria affinché possano esservi vita e civiltà. Ciò che è in questione è il diritto alla sicurezza in ciò che riguarda massimamente tutti, sia in quanto individui (la vita e la salute) sia in quanto specie (la civiltà, il rapporto solidale e continuo tra le generazioni).

Ne segue che uno sfruttamento sregolato delle risorse planetarie sia un atto di ingiustizia, in quanto danneggia tutti (i vivi e coloro che potrebbero vivere) producendo inoltre profitti distribuiti inegualmente. Si tratta dunque di ridisegnare un rapporto equo (e dunque sostenibile) tra sfruttamento del pianeta e redistribuzione dei suoi frutti.  Non è un discorso semplicemente pauperista (sfruttare meno, sopravvivere tutti); si tratta, invece, di ripensare il modo di abitare il pianeta e rapportarsi ad esso. Se tra noi e la Terra si da un rapporto semplicemente strumentale, questo è contraddittorio, perché la Terra, in quanto ambiente dell’uomo, è l’uomo, non semplice altro-dall’uomo.

In questa missione si intravede la forza di un ragionamento “rivoluzionario”, universale, che deve poter essere agito da tutti in prima persona. Greta unisce e coinvolge dicendo a ciascuno “devi cambiare la tua vita”. Pur sapendo che un cambiamento individuale non può nulla se non si inserisce e contribuisce ad un cambiamento sistematico.

“We can’t solve a crisis without treating it as a crisis. And if solutions within the system are so impossible to find, maybe we should change the system itself. We have not come here to beg world leaders to care. […] The real power belongs to the people.”

Perchè la voce di Greta Thunberg è irresistibile?

Le parole di Greta hanno la forza del “bianco e del nero”, semplicemente inchiodano ad una scelta netta: “o con me o contro di me”. Del resto per Greta “non ci sono aree grigie quando è in gioco la sopravvivenza”. Sono parole che chiedono ad ognuno un’adesione paradigmatica, che preceda e scandisca il senso di tutte le scelte particolari successive.

Poi, ovviamente, i grigi torneranno. Ci sono gli accordi, c’è la gradualità, c’è la resistenza della realtà alle “semplici” idee ed alle “secche” deduzioni. Questo però non è il problema di Greta: la forza veritativa, trascinante, magica del suo parlare deriva proprio dal fatto che lei non veda questa “resistenza”. Come ha dichiarato in un’intervista per Democracy Now! e in TEDx Talks:

“I was diagnosed with Asperger’s syndrome OCD and selective mutism. That basically means I only speak when I think it is necessary. […] I see things black and white. And so, I guess I saw the world from a different perspective. So I saw what was wrong with the world.”

Il potere delle voci divine che guidavano Giovanna risuona nell’intervento di Greta. Cos’è del resto la santità se non questa “prospettiva” inaudita, radicale, scandalosa? Cos’è l’eroismo se non l’azione infaticabile, lo slancio senza remore né assicurazioni verso qualcosa che ha un’importanza suprema? Soltanto la voce della “Pulzella di Cadowice” può davvero dire:

“I mean, it’s just crazy that we are here on the climate change conference, and it’s—I think it’s sponsored by a coal company. But we need to stop burning coal. As simple as that.”

Andrea Ferretti è laureato in filosofia con una tesi sul Senso Comune nel pensiero di G. B. Vico. È appassionato di calcio, folklori contemporanei e giochi di ruolo.

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