La sera di mercoledì 8 novembre gli account social di Matteo Salvini hanno regalato, in un singolo post, una perfetta sintesi circa cosa sia la comunicazione politica oggi. Ci sono riusciti pubblicando sulle principali piattaforme la foto di un (presunto) tema scolastico di Tancredi, bambino padovano di 9 anni, intitolato “Una giornata emozionante”.  Analizzandone le diverse componenti sarà possibile far emergere quelle che sono le principali dinamiche messe in atto dai politici nella costruzione del consenso.

La forma: rimediazione, disintermediazione e timing

Ci sarebbero stati molti modi per condividere il messaggio inviato “da Tancredi” al Ministro dell’Interno. Salvini sceglie di ripostare direttamente la fotografia del tema, con l’inevitabile “foglio a righe”, la data, la “penna rossa” e l’insicura calligrafia infantile. Le caratteristiche dei social network sono usate per “far vedere” ciò che lo stesso Salvini vede: veniamo messi a parte del fatto, così come appare. È il fenomeno della “rimediazione”: dalla pagina scritta, alla foto della pagina scritta, al post contente la foto della pagina scritta.

La rimediazione crea quell’effetto di vicinanza all’evento ed alle persone coinvolte cha va sotto il nome di “disintermediazione”.  Il rapporto tra Salvini, Tancredi e lo spettatore non ha bisogno di alcun filtro: non è raccontato da nessuno (ad esempio un giornalista), ma viene semplicemente mostrato dagli stessi protagonisti. I social media riescono a fornire l’impressione di un rapporto diretto, immediato, personale.

La disintermediazione implica la possibilità di scegliere il timing della pubblicazione (le 22.30 su Facebook), il quale a sua volta serve a cucire ciò che avviene online con le abitudini della vita offline. Se la sera è generalmente il momento in cui la famiglia si riunisce ed i genitori sono con i loro bambini, vi è il clima emotivo perfetto per poter accogliere con favore un post di questo tipo.

Il contenuto: dalla personalizzazione alla celebrity politics

In Italia è almeno dall’inizio del ventennio berlusconiano che la persona del leader è più rilevante del suo partito e delle sue proposte politiche. Gli elementi appena visti vanno tutti in questa direzione. Ma la “personalizzazione della politica” può seguire diverse strade per attirare il consenso. Nel testo pubblicato da Salvini emerge innanzitutto la dimensione della “personalizzazione individuale”: a contare sono le caratteristiche personali del leader. Salvini infatti è un uomo “saggio, simpatico e gentile: il migliore”, proprio colui di cui l’Italia ha bisogno, verrebbe da dire.

Ma la personalizzazione in questo caso sfocia nell’esplicita celebrity politics, consistente nell’equiparare il leader ad una celebrità del mondo dello spettacolo o dello sport. Non soltanto Salvini è “idolo”, ma è colui con cui ci si vuole “fare la foto”, anche a costo di “fare la fila”. Ciò significa che l’attenzione viene ulteriormente spostata dalla “cosa pubblica” alla “cosa privata”: ciò che il politico può dare al cittadino non sono tanto argomentazioni e soluzioni, quanto identità e riconoscimento sociale. Come ogni romanista desidera una foto con Totti, ogni sovranista desidera una foto con il “suo” Capitano.

La voce del bambino: dalla celebrità alla divi(ni)zzazione carismatica

Nella cultura occidentale esistono tanti modi di dire, racconti, immagini in cui emerge il legame tra l’innocenza dei bambini ed il riconoscimento della verità. I bambini sono puri e limpidi, così come lo è la verità.  Non a caso si dice “i bambini dicono sempre la verità”, non a caso allo sguardo dei bambini è legato un potere di disvelamento, come nella favola del “re nudo”. Salvini infatti non vuole apparire tanto bravo da essere amato “anche” dai bambini, ma, al contrario, vuole mostrare di meritarsi la fiducia degli elettori proprio perché riconosciuto dai bambini. Quello di Tancredi non è un semplice endorsment, è una investitura.

E se seguiamo la reazione del Ministro, si capisce come questa investitura superi la gloria “secolare” per ascendere direttamente a quella “celeste”. Se Salvini “ha fatto passare prima i bambini”, non può non venire alla mente Marco 10,13-14:

Gli presentavano dei bambini perché li toccasse; ma i discepoli sgridavano coloro che glieli presentavano. Gesù, veduto ciò, si indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano da me; non glielo vietate, perché il regno di Dio è per chi assomiglia a loro.

È così che i social network e la disintermediazione, che tanti tecno ottimisti credevano strumento di orizzontalità, partecipazione e democrazia diretta, sono stati sfruttati per resuscitare la forma di massima verticalità possibile: la divinizzazione del leader. Dalla massima vicinanza del rapporto personale alla massima distanza del rapporto teologico.

Andrea Ferretti è laureato in filosofia con una tesi sul Senso Comune nel pensiero di G. B. Vico. È appassionato di calcio, folklori contemporanei e giochi di ruolo.

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