La forza magnetica di Sanremo per la cultura popolare italiana è comprovata dal fatto che non finisca dopo la fine dell’evento. Spettacolo che catalizza su di sé l’interesse di tutto il paese, Sanremo assume la dimensione di attrazione dialettica incorporando al suo interno anche le tensioni negative: le polemiche, i litigi, le critiche sono tutti elementi funzionali al suo successo.

A partire da qui possiamo comprendere l’incredibile fortuna che lo storytelling che ha coinvolto la coppia Morgan/Bugo ha assunto e continua ad assumere nel corso di queste settimane. Qui non è nostra intenzione ricostruire le ragioni dei due protagonisti della vicenda, ma spiegare come e perché questa dimensione narrativa abbia preso il sopravvento su tutto il resto.

Il caso Morgan/Bugo è riuscito in poche ore a occultare l’impatto travolgente delle performance scenico-visuali di Achille Lauro: l’elemento scandalistico-spettacolare della nuova icona pop della musica italiana ha lasciato spazio all’essenza pura dello spettacolo massmediale, che prima ancora di essere paillettes, nudità, transgenderismo e Gucci, è innanzitutto alterco e scontro vissuto in diretta. La fine di un’amicizia è un carattere archetipico della narrazione di ogni tempo, è molto più semplice dello scandalo performativo di Achille Lauro perché più vicino all’esperienza di ciascuno di noi.

Anche per questa ragione, se l’ “imbarazzo” dell’evento verticale improvviso che interrompe la ritualità del culto televisivo in Achille Lauro è ben ancorato alle dinamiche dello stesso spettacolo, nell’evento Morgan/Bugo invece si tratta di qualcosa di anticerimoniale, improvviso, che scardina realmente i ritmi e le aspettative. Che il brano si intitoli Sincero e che Morgan abbia voluto strappare in diretta il velo dell’ipocrisia della messa in scena patinata sanremese la dice lunga, se non fosse che questo momento è da subito accompagnato dalla sua negazione cinica, ovvero dall’idea che tutto rientrasse in un progetto narrativo ben studiato e coordinato.

Ovviamente a questo punto il vortice dialettico dello spettacolo si attiva verso un secondo grado di potenza: quello che può essere detto a proposito della performance di Achille Lauro può logicamente a buon diritto venire rivolto anche al caso Morgan/Bugo. Solo che qui il momento in cui lo spettacolo contempla la sua stessa negazione è più sotterraneo, più (apparentemente) spontaneo: Achille Lauro sta al wrestling come Morgan/Bugo stanno al pugilato, dal momento che anche per la boxe da decine di anni si denunciano le storture, la corruzione, gli incontri pilotati da interessi finanziari e mafiosi ecc., anche se siamo disposti ad assistere alla boxe in maniera più realmente “agonistica e reale”, meno teatrale e perciò meno spudorata del wrestling, perché al contrario di quest’ultimo “finge” di non essere quello che è.

Credit photo @Open.online

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