La grotta di Tham Luang Nang in Thailandia è al centro dell’interesse mediatico mondiale attraverso il dispiegamento tecnico disponibile per salvare la vita dei ragazzi intrappolati nel ventre della terra. In che cosa si origina questa morbosa attenzione? È semplicemente un meccanismo di deviazione da problemi più grandi (tema immigrazione) oppure lavora nella metaforica terra-grotta-nascondimento qualcosa di più profondo che accende l’immaginario umano?

Tham Luang Nang
Il caso dei ragazzi thailandesi, al netto di valutazioni che potranno essere fatte solo successivamente, sembra essere il frutto di una serie di coincidenze sfortunate che hanno trasformato un’escursione in un’avventura (il cui finale si spera non diventi tragico) dalle valenze primordiali. L’antro della terra, la fessura della crosta che identifica il rifugio dalla forze della natura rappresenta infatti la ripetizione dell’atto d’inizio dell’umanità. È nella grotta che l’uomo trova il proprio spazio, la protezione quasi fetale che gli permette di accettare la possibilità stessa di vivere. Salvo poi accorgersi che la protezione iniziale può misteriosamente rivolgersi in trappola, perché la terra inghiotte, custodisce, nasconde.

Chauvet
Una caso emblematico di tale ambivalenza è rappresentato dalla grotta di Chauvet. Si tratta di un ritrovamento casuale che ha permesso di scoprire uno spazio artistico-rituale risalente a circa 30mila anni avanti Cristo. L’ingresso della cavità – secondo le ipotesi più accreditate – deve essersi chiuso già nella preistoria, nascondendo il tesoro immaginifico che solo recentemente è tornato a far parte della storia dell’umanità. È in questa dialettica dell’essere-nascondere-rinascere che si radica l’interesse spasmodico per tutto ciò che ha a che fare con l’antro della terra. Nella terra l’uomo è, si nasconde è apparentemente a casa, ma allo stesso tempo si perde, è dimenticato, muore. Non per sempre. Perché dalla terra si nasce, si rinasce. Ciò che viene dimenticato, ritorna alla luce.

Agricoltura
La prima esplicita tecnicalizzazione di questa dinamica primordiale l’essere umano la realizza nell’agricoltura, l’attività attraverso la quale il rapporto di nascondimento-nutrimento con la terra si sposta da un piano semplicemente fisico verso una dimensione simbolica. Seminare è nascondere il seme. È attivare la terra nel suo processo di protezione che poi porterà alla rinascita e all’abbondanza di nutrimento che rafforzerà, generazione dopo generazione, la presenza dell’umanità sul pianeta.

Sepoltura
Lo stesso processo dinamico, però spostato in un ambito di rarefazione cultuale, è alla base della sepoltura dei corpi. Anche qui lavora l’idea primordiale che la terra protegge, nasconde e poi restituirà. Seppellire è proteggere, è riportare nella dimensione primaria d’appartenenza e preparare per un dopo che si declina sempre al futuro e di cui non si posseggono i contorni.

Tecnica
Nella reiterazione di questo nesso ancestrale con la terra l’essere umano ha via via trovato il modo, almeno a livello d’ipotesi, di emanciparsi da una ciclicità terrestre attraverso lo sviluppo della tecnica, che pretende di rovesciare la priorità di decisione dalla primordialità terreste alla volontà umana. Per il pubblico italiano questa mitopoiesi si è realizzata in maniera fallimentare all’inizio degli anni ’80 con il caso di Alfredino a Vermicino, dove la tecnica non è riuscita a sottrarre ciò che la terra aveva deciso di nascondere. E, a livello mondiale, si ripete oggi. Il dispiegamento di mezzi tecnologici, di uomini, di interesse è, alla fine, la rivendicazione di un’indipendenza.

Nuovi mondi
Che questo sia l’obiettivo tacito e mirabolante dell’umanità, l’emancipazione dalla terra che impone il suo ciclo simbolico di protezione-nascondimento-rinascita, si evidenzia nelle recenti forme palingenetiche dell’umano che hanno come tratto essenziale la conquista dello spazio, dell’alto, del cielo, di altri mondi. Tutto dovrà avvenire nel piano della visibilità, perché nel buio del nascondimento l’essere umano non si riconosce fino in fondo padrone.

È certo un piccolo caso di cronaca quello di Tham Luang Nang, che però dice tanto sul significato dello stare sulla terra.

Credit foto: ANSA/EPA

Salvatore Patriarca Giornalista, filosofo, imprenditore. Il suo ultimo libro è Il digitale quotidiano (Castelvecchi).

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