Il Sanremo appena vinto da "Soldi" di Mahmood è stato il più social della storia. Con 15 milioni di interazioni tra le varie piattaforme (2,6 milioni per gli account ufficiali) nei 5 giorni della kermesse, l’edizione  2019 ha fatto registrare un +8% rispetto al 2018. Nella sola giornata della finale le interazioni sono state 3,9 milioni, con un picco registrato su Twitter alle 1.30, momento della proclamazione del vincitore. Niente di strano, considerando l’abitudine di seguire qualsiasi evento live in double screen: in televisione (o in streaming) si guarda, sullo smartphone si commenta.

I tweet però non sono tutti uguali. O meglio, non contano tutti allo stesso modo. Alcuni infatti non si sommano semplicemente nel volume "quantitativo" delle metriche, ma lasciano una traccia di sé, indicando diverse possibilità di direzione al fluire della comunicazione social. Così è stato per il tweet di questo telespettatore:

Lanciato all'1.37, nel momento di maggiore fibrillazione social, questo brevissimo messaggio ha intensificato e dato forma all'intero dibattito attorno a Mahmood e all'assegnazione del 69° Festival della Canzone Italiana. Lo ha fatto semplicemente suggerendo (senza affermarlo) l'accostamento tra piano dell'appartenenza nazionale-culturale ("Mahmood" vs "canzone italiana") e piano estetico ("canzone più bella"). Proprio definendo il rapporto tra questi due aspetti si sono raggruppati e posizionati gli  schieramenti dei tweettanti: se si segue l'hashtag #Mahmood o #soldi è chiaro come ogni Tweet non ironico finisca per esservi (più o meno) ricompreso.

SCHIERAMENTO A: l'appartenenza di Mahmood a mondi culturali diversi (padre egiziano, madre italiana) è un disvalore estetico. Ne segue che "Soldi" non avrebbe mai dovuto vincere Sanremo, sia perché non è una canzone del tutto "italiana" sia perché, anche per questo, è una brutta canzone (il "puro" non può che essere più bello del "meticcio"). 

Se Mahmood ha vinto non è stato dunque per la bellezza della canzone, ma a causa di una precisa scelta politica della giuria. Il voto popolare, espresso tramite il televoto, aveva coerentemente preferito un altro cantante, Ultimo. La giuria ha invece voluto usare Mahmood per affermare le proprie posizioni ideologiche circa la "bellezza della diversità" .

SCHIERAMENTO B: l'appartenenza di Mahmood a mondi culturali diversi è un valore estetico. Ne segue che "Soldi" abbia giustamente vinto Sanremo, perché è una bella canzone, in grado di rinnovare la musica italiana, costringendola ad uscire dalla fissità dei suoi stilemi e dei suoi ritornelli (il "meticcio" non può che essere più ricco e aperto alle trasformazioni del "puro").

Se Mahmood ha vinto è stato dunque per la bellezza della canzone, che è riuscita a oltrepassare il clima di intolleranza politica che si respira nel paese.  Nonostante infatti il tema della diffidenza tra culture diverse sia spesso strumentalizzato dai governanti, Mahmood ha mostrato con la sua musica come "la bellezza salverà il mondo".

SCHIERAMENTO C: l'appartenenza di Mahmood a mondi culturali diversi non è né un valore né un disvalore estetico (si tratta di due piani del discorso distinti tra loro). Chi sovrappone questi due piani non fa altro che strumentalizzare la figura del cantante per i propri fini politici. Lo schieramento C si scinde però in C1 e C2, diventando nei fatti un distaccamento degli schieramenti A e B, nel momento in cui alcuni accusano di strumentalizzazione A ed alcuni altri B. Il tweet che segue invece cerca di mantenere una posizione neutra, di pura denuncia, tanto di A quanto di B.

Da un punto di vista affermativo, la maggiore o minore legittimità della vittoria di Mahmood dipende invece dalla sua competenza, dai suoi lavori precedenti, dalla gavetta svolta per arrivare fino al palco dell'Ariston. Eliminato il criterio politico-culturale, è questo l'unico altro criterio possibile oltre l'arbitrio (sempre inverificabile nella sua sincerità) del gusto personale.

Ciò che non c'è (o che c'è meno)

In genere, dopo una battaglia ci si chiede quale schieramento abbia vinto. In questo caso è bene chiedersi invece cosa si è perso nel rumore della lotta. Sicuramente si è perso il senso della canzone di Mahmood, ciò per cui il suo testo appare come uno dei meno "plasticosi" e più aderenti al reale tra quelli presentati al festival. Quel grido reiterato "soldi, soldi, soldi" significa infatti l'onnipotenza cieca del denaro , che arriva a logorare e dissolvere persino il legame più sacro, quello tra un genitore ed un figlio.

Si tratta di quello stesso potere che, nelle giuste mani, saprà trasformare la massa di tweet, reazioni, indignazioni, litigi condivisioni ecc. in moneta sonante per il sistema mediatico e in consenso per il sistema politico. Un punto, questo, su cui anche i combattenti degli opposti schieramenti potrebbero facilmente (e amaramente) concordare.

Credit Photo: account instagram Sanremo Rai

Andrea Ferretti è laureato in filosofia con una tesi sul rapporto tra la crisi della democrazia e le nuove forme della comunicazione politica. È appassionato di calcio, folklori contemporanei e giochi di ruolo.

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