Il giornalista e intellettuale Mario Soldati, che tra le molteplici passioni e competenze aveva quella del vino, sosteneva: “Chi non capisce nulla di vini preferisce i bianchi ai rossi, gli intenditori preferiscono invece il rosso, ma solo i veri esperti tornano a preferire il bianco”.

Questo arguto aforisma assume un significato che supera i limiti del settore al quale è riferito: oltre a essere valido, ovviamente, a proposito dei vini, tale principio può rivelarsi particolarmente suggestivo se applicato ad altri ambiti della cultura; soprattutto perché gli amanti del “rosso” godono non solo del vino ma contemporaneamente di ciò che li distanzia e li distingue rispetto al consumo massivo della maggior parte degli inesperti.

La struttura a spirale del giudizio è uno strumento ermeneutico suggestivo per relazionarsi ad alcuni dei fenomeni più indicativi e influenti: se il gusto della massa si relaziona in maniera spontanea e irriflessiva alle produzioni ritenute scadenti e banali, il gusto della élite parte da un rifiuto nei confronti di tali produzioni rivendicando la superiore qualità estetico-stilistica di quelli che sono i prodotti culturali che stimano e promuovono. Ma solo le menti disposte a compiere il salto nella spirale e nel capovolgimento dialettico più estremo, possono tornare ai fenomeni di massa per decostruirne il funzionamento e i significati, riuscendo a comprenderne le connotazioni profonde e perciò stesso le ragioni del loro successo. Probabilmente l’adozione di tale modello a spirale della comprensione e del giudizio critico potrebbe rivelarsi particolarmente utile se adottato anche in politica, per comprendere cioè tanto la situazione politica italiana quanto le dinamiche elettorali e politiche internazionali degli ultimi anni.

Questo modello di comprensione intendiamo qui applicarlo in maniera blasfema a quello che è uno dei fenomeni musicali più trasgressivi e “assurdi” dell’odierna proposta commerciale, ovvero Young Signorino.

La costruzione trash del personaggio e della sua proposta musicale, che ha come modelli di riferimento non già Marylin Manson quanto i Die Antwoord, non concede mezze misure: l’eccesso si pone da subito come la categoria essenziale della performance così come della costruzione musicale. È l’eccesso che destruttura dall’interno il testo e il linguaggio lasciando morfemi a-significanti, brandelli di frasi inconcludenti, versi e vocali frammentate e disperse. La strutturazione delle basi elettroniche non dipende da sonorità ovvie: i sample sono taglienti e la base ritmica è spesso ipnotica; l’arrangiamento digitale esclude la linearità attraverso controtempi e sterzate repentine, e sulla base si spalmano e schizzano le linee vocali del performer. Si tratta di elementi che si smarcano dalla linea melodica dominante, così come le parole ridotte a nuclei espressivi senza significato, allitterazioni cacofoniche che simulano amplessi, versi, espressioni tipiche di chi è in stato di trance.

Il linguaggio è diventato inadeguato: non c’è più spazio per il racconto, perché ogni trasfigurazione melodica allontana radicalmente la fruizione del brano dal suo senso. Quando il racconto simula il real time dell’esperienza di sballo che viene narrata, allora tra fruizione e performance non c’è più alcuna distanza, neppure la distanza della costruzione razionale perché ciò che più conta è l’impulso sensibile e la stimolazione sensoriale. La dimensione de-semantizzata del linguaggio, che sembra recuperare la nobile tradizione modernista della poesia futurista, è l’altra faccia del rifiuto dell’istituzione culturale che sentenzia ciò che vale e ciò che non vale: il (non)linguaggio di Young Signorino è l’espressione migliore e più efficace di narrare la destrutturazione del linguaggio e del senso all’epoca delle chat e dei social network. Così facendo, in negativo, Young fa emergere il desiderio di ricostituire un senso nel punto estremo del delirio autodistruttivo.


 

Alessandro Alfieri è saggista e critico. Insegna all’Accademia di Belle Arti di Roma e si occupa di estetica dell’audiovisivo e cultura di massa. Tra le sue pubblicazioni Il cinismo dei media, Dal simulacro alla Storia. Estetica ed etica in Quentin Tarantino e Lady Gaga. La seduzione del mostro.

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