Nino Frassica sta vivendo un momento di grande successo. Le sue incursioni da “direttore di Novella Bella” in Che tempo che fa  (la cui nuova stagione è prevista per il 24 settembre) sono un momento molto visto, con diffusione virale in rete. Sono passaggi seguiti e condivisi, perché fanno ridere, fanno divertire. Qual è il tratto distintivo della comicità di Nino Frassica? La rinuncia al tormentone, l’avventurarsi verso una comicità improvvisata.

Frassica e gli anni '80

L’attore siciliano ha avuto il suo (primo) grande momento di notorietà nella televisione degli anni ottanta, soprattutto grazie ai personaggi di Fra’ Antonino da Scasazza nel programma Quelli della Notte e del bravo presentatore in Indietro Tutta. Entrambi i programmi erano guidati da Renzo Arbore e rientrano in quel filone di improvvisazione ironico-surreale che caratterizza la visione del presentatore/musicista di origini foggiane. L’exploit di quegli anni è stato travolgente, uno stato di grazia che si tramanda negli annali della televisione. Non a caso, proprio di Indietro Tutta si è scelto di festeggiare con dispendio celebrativo i trent’anni della messa in onda.

Dopo la carriera del comico messinese non ha conosciuto la stessa visibilità. Ha fatto molti lavori, certamente. Ha partecipato con successo alla serie di Don Matteo, dove recita la parte del Maresciallo Cecchini, molto amato dal pubblico. Fino all’exploit da Fazio negli ultimi anni. Sì, letteralmente un exploit imprevisto che rende la comicità di Frassica una magnifica eccezione nel panorama della risata televisiva. Questa diversità si fonda su due grandi scelte stilistiche: la rinuncia al tormentone e il rovesciamento dal basso della lingua codificata.

Il rifiuto del tormentone

Il primo elemento è quello che spiega tanto l’oscurarsi della carriera negli anni ’90 e duemila, quanto la sua rinascita degli anni dieci. Il tormento codifica un meccanismo, che ha successo nel ripetersi. Quanto più si ripete, quanto più si condivide, tanto più è conosciuto e cresce su se stesso. Per capirci, la strategia di Zelig. Il tormentone crea riconoscibilità, garantisce sicurezza. Lo spettatore è in sintonia con il comico, sa dove arriva, riconosce la sua visione del mondo ed è sullo stesso piano. La realtà è letta insieme, tanto da poter essere applicata poi nella vita quotidiana. Basti immaginare lo slittamento nel linguaggio comune della battuta-chiave del comico che diventa appunto tormentone. Elemento distintivo e riconoscibile, certo, e rassicurante. Frassica rinuncia a questo.

Frassica e la Sicilia

La sua è una comicità vitale, perplessa, lenta, senza il meccanismo di identificazione, privo della ricerca di un quadro delimitato da offrire allo spettatore. C'è molta Sicilia in questa visione del far ridere. È una ricerca che si espone al rischio, a volte arriva, a volte no. L’imprevedibilità è la linea comica che la tiene viva. Come un’attesa di cui non si conosce il riempimento, come un’ansia di cogliere il punto in cui arriva la rottura, il motto di spirito, la notazione imprevista. Non travolge la comicità di Frassica, ma accarezza lentamente, sollecita l’attenzione, obbligando quasi alla riflessione, al gioco competitivo nell’indovinare quando ridere, prima ancora che sia avvenuta.

La lingua dal basso

L’altro tratto è un utilizzo surreale della lingua. Ora, il surrealismo di Frassica non è tanto un’aggiunta quanto una sottrazione. Alla lingua comune, parlata da tutti, toglie l’apparenza di comprensione, la riporta alla semplicità popolare più basilare. Ed ecco lo straniamento dove la semantica è inghiottita nell’assonanza, dove le parole sono sempre ascoltate, sentite e quindi restituite nella (presunta) comprensione fonetica. Non c’è logica, non c’è argomentazione. La lingua è una sovrastruttura che non impatta sul reale, una recita che rigenera i fatti – come dimostra la serie delle “autobiografie sbagliate”.

Verrebbe quasi da dire che si tratta di una comicità matura quella di Frassica, una comicità che ha introiettato la dolorosa imprevedibilità della contingenza e con essa ha imparato ironicamente a giocare.

Credit foto: pagina Facebook Antonino Nino Frassica

Salvatore Patriarca

Giornalista, filosofo, imprenditore. Il suo ultimo libro è Il digitale quotidiano (Castelvecchi).

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