Una delle poche cantanti ad aver incarnato davvero lo spirito di un’epoca, gli anni 60: Patty Pravo. Lei è il sinonimo dell’esplosione della cultura e dei consumi giovanili, del ballo e delle minigonne, e naturalmente della musica, quella ispirata dal beat di derivazione anglosassone. Dalla sua prima volta, nel 1970, la ex ragazza del Piper ha gareggiato in nove Festival di Sanremo, lasciando una traccia indelebile in due, forse tre partecipazioni.

La spada nel cuore 1970

Arriva a Sanremo sulla scia dei suoi grandi successi: Ragazzo triste, La bambola, Il paradiso. Porta in gara La spada nel cuore, di Mogol cantata con Little Tony. Arriva quinta, preceduta da brani rimasti nella storia della canzone italiana: Eternità, L’arca di Noè, La prima cosa bella e la vincitrice Chi non lavora non fa l’amore. L’Italia è in piena contestazione, a settembre lo sciopero dei metalmeccanici ha inaugurato il cosiddetto autunno caldo. Nella canzone di Celentano scioperano tutti: operai, tranvieri e medici, persino sua moglie che dentro casa si astiene dai doveri coniugali. Un testo che si è attirato le prime accuse di qualunquismo per il molleggiato.

Per una bambola 1984

Passano ben quattordici anni prima che Patty Pravo torni a Sanremo. In mezzo ci sono stati Pazza idea e Pensiero stupendo, soprattutto, ma anche le prime sperimentazioni. E al festival spiazza tutti con Per una bambola. In quel decennio, sulle pagine dei giornali guadagnano terreno i giudizi sui look dei cantanti e il suo colpisce certamente. Le acconciature sono di ispirazione giapponese e gli abiti sono firmati da uno dei giovani stilisti che ha fatto grande la sartoria italiana nel mondo alimentando il mito del Made in Italy: Gianni Versace.

Pigramente signora 1987

La cronaca si impone sul festival e porta a interrompere lo spettacolo: Pippo Baudo annuncia in diretta la scomparsa di Claudio Villa. In un moto di commozione generale vince il trio Morandi-Tozzi-Ruggeri. Patty Pravo regala una canzone dall’interpretazione quasi austera, un (auto)ritratto di signora, sulla quale peserà però l’ombra del plagio. È il Sanremo che rinsalda il legame dell’Italia musicarola con l’Unione Sovietica: in Liguria arriva Alla Pugacheva che l’anno prima ha presentato con Milva Sanremo a Mosca.

I giorni dell’armonia 1995

Da un festival all’altro. Patty Pravo arriva all’Ariston dopo la parentesi cinese. A Pechino, l’anno prima, la cantante ha partecipato a una manifestazione canora trasmessa dalla Tv di Stato seguita da oltre un miliardo di persone in Asia. E nel 1994 nel Paese asiatico ha anche inciso un album, Ideogrammi, con musicisti italiani e cinesi. In gara porta I giorni dell’armonia: sinfonia ariosa, echi zen e la solita eleganza sul palco. La canzone si classifica però all’ultimo posto. Anche in politica erano giorni di armonia ritrovata dopo la fine del governo Berlusconi per i dissidi con la Lega. Quando inizia Sanremo il nuovo governo guidato da Lamberto Dini è a Palazzo Chigi da circa un mese godendo di un ampio appoggio in Parlamento.

E dimmi che non vuoi morire 1997

Probabilmente una delle canzoni più belle di sempre tra quelle presentate a Sanremo. Patty Pravo aggiunge Vasco Rossi alla schiera degli autori che hanno scritto per lei, tra Fossati e Paoli. La firma del rocker e di Gaetano Curreri degli Stadio, con Roberto Ferri, le fanno vincere il Premio della Critica. Una nuova maturità con un brano venato di disperazione e l’ex ragazza beat che torna in sintonia con il grande pubblico. Il lavoro successivo è un album live di grande successo che contiene le maggiori hit della sua trentennale carriera. Tra queste Se perdo te, di Sergio Bardotti, un paroliere autore del nuovo inno del PDS, Un canto, che il partito, al governo nell’Ulivo di Prodi, presenta al congresso proprio nel febbraio del ‘97.

L’immenso 2002

Parte della società italiana è pronta alla mobilitazione in difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Pochi giorni dopo il festival di quell’anno centinaia di migliaia di persone si trovano al Circo Massimo a Roma per contestare le politiche sociali del governo Berlusconi, a quattro giorni dall’assassinio di Marco Biagi per mano brigatista. Forse l’ultima grande manifestazione di piazza dei sindacati. Dai microfoni mossi dal vento Sergio Cofferati, leader della Cgil, parlerà, secondo le stime più generose, a tre milioni di persone. Al microfono dell’Ariston resterà legata la partecipazione di Patty Pravo a quel festival. Nella seconda serata, prima di cantare, Pravo attacca all’apparecchio un chewing-gum. Una piccola trasgressione all’etichetta sanremese, un’incursione rock nella liturgia del festival. Il brano è L’immenso, una donna-angelo che l’amore trasforma in diavolo.

E io verrò un giorno là 2009

I talent musicali mettono la prima bandierina all’Ariston. Forti di un seguito ormai consolidato, gli show competitivi tra aspiranti cantanti cominciano a sparigliare il settore della discografia. A quel Sanremo vince infatti Marco Carta, trionfatore l’anno prima dell’edizione di Amici di Maria De Filippi (presente al festival in qualità di co-conduttrice l’ultima serata). Da quell’anno in poi (nel 2008 prende il via anche X Factor) la pattuglia dei fuoriusciti dai talent sarà sempre più consistente con diversi primi posti a Sanremo. Resiste la vecchia guardia, come Patty Pravo che porta in gara una composizione lirica con richiami operistici (Là ci darem la mano, dal Don Giovanni di Mozart).

Il vento e le rose 2011

Sono passati quattro anni dalla crisi economica partita nel 2007 dagli Stati Uniti. In Italia, ma non solo, ha preso le forme della crisi del debito sovrano con lo spread a livelli mai raggiunti e i giudizi severi delle agenzie di rating. Le sue conseguenze travolgeranno, negli ultimi mesi del 2011, il quarto governo Berlusconi. I problemi dell’economia sono l’argomento principale della cronaca: “e sentire alla televisione di questa economia”, canta a Sanremo Patty Pravo nel Vento e le rose. Il racconto televisivo della realtà fa da sottofondo a una pigra domenica passata in casa da una coppia di amanti. I dubbi sul futuro di quella storia passano in secondo piano, quello che conta ora è abbandonarsi all’illusione, vivere nella “incoscienza di chi confonde il vento con le rose”.

Cieli immensi 2016

I cieli immensi non fanno più rima con immenso amore, come nei Giardini di marzo di Battisti. Nell’omonima canzone di Patty Pravo l’amore è finito. Resta un passato da ricordare, una riserva di affetto condiviso. Con la solita aria eterea sul palco si porta a casa un nuovo Premio della Critica e si classifica al sesto posto. E il cerchio si chiude. A quel Sanremo Pravo festeggia cinquant’anni di attività. Una carriera partita quando l’Italia si scaldava agli ultimi fuochi del boom economico qualche anno prima della contestazione, degli sconvolgimenti sociali del ’68 e del terrorismo. Cinque decenni dopo l’economia italiana cerca timidamente di risalire la china dopo la crisi e convive con la paura di una nuova forma di terrorismo, con gli attentati in giro per l’Europa. Il 2016 è infatti l’anno degli attacchi a Nizza, Berlino e Bruxelles.

 

Credit foto: Pixabay

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