Tinder, il contatto è contactless come quello della carta di credito. “Scorri, trova, chatta” è il motto della app di incontri più popolare al mondo, che anche in Italia conosciamo e utilizziamo tra uno swipe e l’altro, nel segreto del nostro touch screen.
L’anticamera per eccellenza del dating on line, o semplicemente della camera da letto, Tinder, nasce nel 2012 in California, come uno dei tanti luoghi possibili dove favorire esperienze e comunicazione. Oggi è quotata in borsa da Match Group, con uno schieramento di circa cinquanta milioni di utenti. Specializzandosi nell’accumulo di contatti senza approccio fisico-visuale “reale”, massimizza l’attività di indice, medio, anulare o mignolo che, in modo più o meno distratto, talvolta famelico, scorrono strisciando a destra o a sinistra dello schermo sull’infinita serie di volti, bicipiti, décolleté e cerchi di fumo in vero stile Brucaliffo da lounge bar.
Il rimorchiare in stile 2.0 si fa matching perché la spavalderia tradizionale di allungare la mano, e addirittura stringerla per presentarsi, è volgare. Ecco allora il medium di un’applicazione nata per fare sesso, usata per trovare l’anima gemella o per sentirsi semplicemente meno soli. In un’agorà gremita e desolata di monadi in vetrina, il mondo di Tinder si divide nel manicheismo dei nope a sinistra e like a destra, mentre si dispiega la serialità delle bio di qualche riga con il fulmen in clausula di una emoticon un po’ chill unita a genere, altezza e professione possibilmente da upper class, altrimenti meglio non scriverla.
Si evita il contatto diretto, perché troppo incerto, nella certezza che l’altro è un ignoto. Almeno finché il suo volto non si materializza in una parvenza di conoscenza, tramite qualche foto, la geolocalizzazione e una conversazione in chat. Ma forse anche troppo melmoso, il contatto ha un che di primitivo, in fondo sgrammaticato per una società sterilizzata dalle app, nell’ipocondria dei parlamenti in scatole di specchi, di uffici e borse da passeggio trasparenti. Quindi meglio preferire il contactless. D’altronde anche maneggiare i soldi è plebeo, rozzo e troppo secolare per la spiritualità tecnologica che disinfetta il mondo.
La certezza che la persona con la quale si avrà un incontro veramente live sia lì con il suo profilo, appositamente per essere “sedotta”, è restituita dalla sua esposizione nella vetrina di Tinder. È lì per essere scelta, come i biscotti negli scaffali del Carrefour, così vari, innumerevoli e appetitosi che basta la bulimica possibilità del loro ordinato affastellamento per saziare il desiderio. Il terrore di sentirsi rifiutati, o dell’imprevedibilità di ogni avance che implichi un contatto vis-à-vis sfuma completamente, perché il ruolo che si gioca in questa partita a carte è quello di essere carta, una delle tante in un mazzo dalle potenzialità infinite, dove tutto ha valore e quindi nulla ha importanza. Tanto un match ci sarà sempre. Esattamente come quello che non è stato.
Federica Serafinelli studia Filosofia alla Sapienza. È appassionata di arte, piante esotiche, lunghe passeggiate in luoghi da esplorare e nei quali perdersi.