Come sapeva bene Baudelaire, il campo da calcio è una intricata “foresta di simboli”. Nell’immaginario del tifoso anche ciò che appare per molti versi diverso deve potersi richiamare, incrociare e reggere reciprocamente, indicando così un’identità più profonda: l’unicità sempre sfuggente di una passione comune. È così, in questo interminabile gioco di “corrispondenze” che Nicolò Zaniolo è diventato subito il numero 10 dell’A.S. Roma. Non tanto l’erede di Totti (l’eredità implica sempre una continuità nella coscienza dolorosa della differenza), quanto il Nuovo Totti, nuova forma finita di uno stesso, interminabile, mito.

E come potrebbe essere diversamente? Zaniolo è biondo, esplosivo fisicamente e dotato di una tecnica fuori dal comune, come Totti.  Zaniolo ha segnato il suo primo gol in serie A con un “cucchiaio”, lo stesso gesto tecnico reso famoso da Totti. Zaniolo inoltre sintetizza la sfrontatezza della gioventù e la padronanza del veterano: sembra non essere mai stato un ragazzo e al tempo stesso è già un Pupone.

Se si prova a seguire questa suggestione, Zaniolo ha mostrato fuori dal campo anche un altro, forse più profondo, aspetto del suo “esser-come” i giocatori più rappresentativi dell’A.S. Roma. Lo ha fornito incarnando questo motto: “la tua casa è tutto”.

I precedenti: da Totti a Florenzi

Quando nel 2016 Francesco Totti, nella sua lettera a The Players Tribune, usa la formula “la tua casa è tutto” non si sta abbandonando alla fin troppo facile retorica della “Roma Caput Mundi”. Non sta dicendo che casa sua è la casa migliore, la più bella, quella che a prescindere non va mai lasciata. Al contrario, sta dicendo che Roma “per me” è tutto. Sta fornendo una teoria del rapporto tra sfera privata e sfera pubblica, per come lui lo ha inteso e vissuto.

La figura chiave di questo rapporto, è la mamma, Fiorella, ricordata per due motivi apparentemente opposti. Da una parte, quando a 13 anni il Milan propose a Totti di diventare rossonero, Fiorella oppose un rifiuto secco, rallentando in quel momento la carriera del figlio. Dall’altra però è sempre la madre ad accompagnare Francesco agli allenamenti, a sacrificarsi in ore ed ore di attesa affinché potesse diventare Totti.

“Mia mamma se lo sentiva. Mi ha aiutato nella mia carriera in moltissimi modi. Si, era protettiva ma ha fatto così tanti sacrifici per essere sicura che io stessi sul campo da calcio ogni giorno.”

Per Totti insomma la famiglia, gli amici, la città, la sfera privata in generale, ha la duplice funzione della protezione e della possibilità di sviluppo nella sfera pubblica: viene prima (fondamento), durante (forza motrice) e insieme dopo (è ciò a cui si torna: “spero siate fieri di me”). È per questo che “la tua casa è tutto”, perché se da una parte lo eccede, dall’altra rende possibile e sostiene il rapporto del singolo con il suo ruolo pubblico.

Si tratta dunque di un rimando continuo del privato al pubblico e viceversa: le due sfere non rimangono opposte e del tutto separate, ma nemmeno si identificano o collassano l’una nell’altra. Si accompagnano e si riflettono reciprocamente, in un continuo gioco di specchi. Nella carriera di Totti è chiaro come la vita professionale sia un simbolo della vita privata, e viceversa. Di nuovo, corrispondenze.

Il legame è talmente forte che possono apparire, in tutta la loro vividezza, l’una nell’altra, senza che per questo si perda la loro distinzione. È proprio questo il senso della famosa esultanza di Alessandro Florenzi, corso ad abbracciare la nonna in tribuna dopo aver segnato un gol. Florenzi mostra ciò che Totti racconta.

Zaniolo e l’intervista alle Iene

Zaniolo viene intervistato il 17 febbraio dalle Iene insieme alla mamma, Francesca. L’inviato sceglie di strutturare il servizio “come se” fosse una puntata del Grande Fratello, riprendendo alcune dichiarazioni di Francesca, relative ad una sua ipotetica partecipazione al reality. Zaniolo si arrabbia e interrompe l’intervista quando l’intervistatore propone di pensare il loro rapporto familiare proprio come se fosse un reality, il Grande Pischello”. Ma perché?

Perché il reality televisivo implica il collasso definitivo della sfera privata in quella pubblica. È la pretesa rappresentazione del privato in quanto immediatamente pubblico. Ma se il privato diventa pubblico, allora non vale più il motto per cui “la tua casa è tutto”. La casa del Grande Fratello infatti a) non è “tua”, perché i telespettatori diventano coinquilini, b) non è “casa”, perché non vi è più distanza che la separa dal campo di allenamento, c) non è un “tutto”, perché non conserva alcuna autonomia e dunque nessun rapporto con la sfera pubblica: è solo una parte: quella pubblica.

Zaniolo dimostra così, con la stessa sfrontata maturità che lo contraddistingue in campo, come anche per lui “la tua casa è tutto”. Anche qui, identità nella differenza del rovesciamento dei ruoli genitore-figlio: se infatti mamma Fiorella guidava Francesco, ora è Nicolò a guidare Francesca nelle difficoltà del rapporto pubblico-privato.

Credit photo: profilo Instagram nicolozaniolo

 

Andrea Ferretti è laureato in filosofia con una tesi sul rapporto tra la crisi della democrazia e le nuove forme della comunicazione politica. È appassionato di calcio, folklori contemporanei e giochi di ruolo.

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