
Il lago di Capodacqua: storia e caratteristiche naturali (www.popmag.it)
Nel cuore dell’Italia, si trova un noto lago, luogo di grande rilevanza storica, naturalistica e paesaggistica.
Creato nella prima metà del XX secolo grazie alla costruzione di una diga, questo specchio d’acqua rappresenta oggi una risorsa agricola fondamentale e un sito di interesse archeologico e subacqueo, spesso definito “l’Atlantide d’Abruzzo”.
Il lago di Capodacqua nasce dall’allagamento di un tratto del fiume Tirino, che originariamente scorreva circa otto metri più in basso rispetto all’attuale livello dell’invaso. La diga fu edificata nel 1934 per rispondere alle esigenze irrigue della valle, sfruttando le acque provenienti dal complesso carsico del Gran Sasso, che percorrono circa sette chilometri sottoterra prima di riaffiorare alla temperatura costante di circa 9°C.
Per alimentare le pompe di sollevamento dell’acqua destinate all’irrigazione, è stata realizzata una centrale idroelettrica dedicata all’autosufficienza energetica del sistema. Nel 2006, in seguito a un blackout che interessò l’intera area, alcune centrali idroelettriche locali furono integrate nella rete ENEL, con obblighi di vendita del surplus energetico.
Il lago, che raggiunge una profondità massima di 8 metri e si estende su una superficie di circa 0,01 km², è noto per la limpidezza delle sue acque e per un ecosistema subacqueo unico, in parte preservato grazie alla temperatura costante che impedisce la proliferazione di vegetazione lacustre e favorisce la visibilità.
I tesori sommersi e le immersioni nel lago di Capodacqua
Sotto la superficie trasparente del lago giacciono due mulini medievali, sommersi dall’invaso durante la sua formazione, che rappresentano un patrimonio archeologico di grande valore. Il primo mulino, ad asse orizzontale, versa in condizioni critiche a causa della corrente generata da una sorgente vicina, che erode continuamente la struttura. Proseguendo, si incontra il secondo mulino ad asse verticale con i suoi archi di deflusso e la stanza delle macine, un complesso di circa 400 metri quadrati gravemente danneggiato da eventi sismici e dall’attività di subacquei non autorizzati.
Le immersioni nel lago, gestite esclusivamente dal Diving Center Atlantide, offrono un’esperienza unica: il fondale è ricoperto da un tappeto di felci e sedano subacqueo, mentre un rigoglioso manto floreale resiste grazie alle acque fredde. Gli appassionati sono invitati a evitare di disturbare questo delicato ecosistema, poiché anche un lieve contatto con il fondo può compromettere la trasparenza dell’acqua.
Questo ambiente subacqueo, grazie alla sua atmosfera sospesa e priva di gravità, permette di immaginare un tuffo nel passato medievale di Capodacqua, offrendo un affascinante viaggio nel tempo.

Originariamente, la fauna ittica del lago era dominata dalle trote fario, introdotte per le attività di pesca riservate ai residenti. A causa del mancato rispetto delle normative, nel 2006 furono inseriti nel lago i lucci, predatori che hanno rapidamente dimezzato la popolazione di trote.
La presenza di questi grandi predatori ha modificato anche la presenza degli uccelli acquatici come folaghe e tabaccaie, che migrano durante l’estate per evitare i luoghi di caccia più attivi dei lucci, per poi ritornare in inverno.
L’ultimo luccio catturato, di oltre un metro e 12,5 kg, testimonia la vitalità dell’ecosistema ittico del lago.
Capestrano e il patrimonio storico-culturale
Il borgo di Capestrano, situato nelle vicinanze del lago, è un centro ricco di storia che affonda le sue radici nel neolitico e nell’epoca romana. Qui sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici, fra cui il celebre Guerriero di Capestrano, una statua del VI secolo a.C. che raffigura un antico guerriero vestino, oggi conservata al Museo archeologico nazionale d’Abruzzo di Chieti.
Nel Medioevo, Capestrano rappresentava un crocevia di confine fra lo Stato Pontificio e il Regno Borbonico, con la costruzione di chiese e mercati voluti da Celestino V e dall’Ordine dei Templari per favorire la pacifica convivenza tra le comunità rivali. La valle della zona, un tempo prospera grazie all’agricoltura e alla pastorizia, ha visto un progressivo spopolamento negli ultimi decenni, mantenendo però un patrimonio culturale di grande valore.