
Cosa sono e perché conviene scegliere i farmaci equivalenti (www.popmag.it)
Nel 2023 gli italiani hanno acquistato farmaci che avrebbero potuto ottenere gratuitamente o pagando solo il ticket sanitario.
Il motivo principale è la scarsa conoscenza e fiducia nei confronti dei farmaci equivalenti, spesso percepiti come meno efficaci rispetto ai prodotti “di marca”. Tuttavia, l’utilizzo di questi medicinali rappresenta un’opportunità significativa per il risparmio familiare e per la sostenibilità del sistema sanitario nazionale.
I farmaci equivalenti sono medicinali che contengono lo stesso principio attivo, nella stessa quantità, forma farmaceutica e via di somministrazione del farmaco originatore. La loro efficacia, sicurezza e qualità sono garantite da rigorosi studi di bioequivalenza, che ne confermano la sovrapponibilità terapeutica. La differenza sostanziale rispetto ai farmaci di marca è il prezzo: per legge, il costo di un equivalente deve essere almeno il 20% inferiore a quello del farmaco originatore, ma nella pratica questa riduzione può superare anche il 50%.
Questa differenza di prezzo deriva dal fatto che, una volta scaduto il brevetto del farmaco originale, altre aziende possono produrre e commercializzare copie senza sostenere i costi degli studi clinici iniziali. La concorrenza, unita al minor costo di produzione e sviluppo, rende quindi i farmaci equivalenti molto più convenienti. Dal 2012 al 2023, il Servizio sanitario nazionale ha risparmiato oltre 6,2 miliardi di euro grazie all’adozione crescente di questi medicinali.
Diffidenza e scarsa conoscenza frenano l’uso dei generici
Nonostante i vantaggi economici e terapeutici, in Italia persiste una diffidenza verso i farmaci equivalenti. Secondo una ricerca Swg, solo il 49% degli italiani è convinto della loro equivalenza rispetto ai prodotti di marca, e circa il 30% nutre ancora dubbi sulla loro efficacia. Anche tra i medici, circa il 20% preferisce prescrivere farmaci griffati, contribuendo a limitare l’adozione degli equivalenti.
Questa situazione è particolarmente evidente nel Sud Italia, dove l’utilizzo di farmaci equivalenti è quattro-cinque volte inferiore rispetto alla media europea. In paesi come Germania, Inghilterra e Stati Uniti, invece, circa l’80% dei pazienti utilizza esclusivamente equivalenti, a dimostrazione che la diffidenza è più culturale che scientifica.
Il termine “generico” è stato progressivamente sostituito con “equivalente” proprio per evitare connotazioni negative e sottolineare l’equivalenza terapeutica di questi farmaci, come spiega Michele Uda, direttore generale di Egualia, associazione rappresentativa delle industrie produttrici di farmaci equivalenti in Italia.

I farmaci di fascia A sono quelli rimborsati dal Servizio sanitario nazionale, con un costo a carico del cittadino limitato al pagamento del ticket o completamente gratuito. La normativa vigente favorisce l’uso dei farmaci equivalenti in questa categoria. Il medico, infatti, è tenuto a indicare nella ricetta il principio attivo, anziché il nome commerciale, e il Servizio sanitario rimborsa solo il prezzo del farmaco più economico tra quelli a base dello stesso principio attivo.
Se il paziente opta per un prodotto di marca più costoso, deve pagare la differenza di prezzo. Tuttavia, il medico può utilizzare la clausola di non sostituibilità, prescrivendo il farmaco di marca, ma questa prassi è in diminuzione. Secondo l’indagine Swg, nel 20% delle ricette compare solo il nome del farmaco di marca, mentre nel 36% si trova sia il principio attivo sia il nome commerciale.
È importante che il paziente chieda sempre al medico se esiste un farmaco equivalente e che i medici dedichino più tempo a spiegare le opzioni terapeutiche e i vantaggi economici degli equivalenti, soprattutto per chi assume più medicinali o deve curarsi per lungo tempo.
Anche il farmacista ha un ruolo chiave nel promuovere l’uso dei farmaci equivalenti. Anche quando la prescrizione indica un medicinale di marca, il farmacista dovrebbe informare il paziente della possibilità di scegliere un equivalente, che può rappresentare un risparmio significativo a parità di efficacia. Purtroppo, è frequente che, soprattutto dopo un ricovero ospedaliero, i pazienti ricevano liste di farmaci con solo prodotti di marca.