
Oggi, 4 marzo 2025, le borse europee registrano un significativo calo a causa dell’intensificarsi della guerra commerciale avviata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Le nuove misure tariffarie imposte su Canada, Messico e Cina hanno generato un clima di forte incertezza tra gli investitori, che temono ripercussioni dirette anche sull’economia europea. Questa situazione ha spinto gli indici a chiudere in negativo, evidenziando un impatto economico che potrebbe avere conseguenze a lungo termine.
Il crollo dei mercati europei
Nella giornata di oggi, il Ftse Mib, principale indice della borsa italiana, ha registrato una flessione del 3,41%, comportando una perdita complessiva di 31,61 miliardi di euro. A Francoforte, il Dax ha subito un calo ancor più marcato, scendendo del 3,54%. A Parigi, il mercato ha limitato le perdite all’1,85%, mentre Londra ha visto il suo Ftse 100 scendere dell’1,27%. Contrariamente a questa tendenza negativa, la borsa di Mosca ha mostrato una performance positiva, con l’indice Moex in crescita del 2,9%.
I settori più colpiti da questa crisi sono stati quelli legati all’automotive, con Stellantis che ha visto un crollo del 10,16%, seguito da Iveco (-7,63%) e Pirelli (-6%). Anche il comparto tecnologico ha subito perdite significative, con STM che ha perso l’8,37%. Le aziende energetiche hanno registrato cali simili, con Saipem (-5,11%), Prysmian (-5,09%) e Tenaris (-5,97%). Solo alcuni titoli, come Campari (+1,35%) e Inwit (+2,12%), sono riusciti a mantenere una performance positiva.
Risposta del Canada e impatti sull’export italiano
Il governo canadese ha prontamente risposto alle nuove tariffe di Trump. Il primo ministro Justin Trudeau ha annunciato l’imposizione di dazi al 25% su 155 miliardi di dollari di beni americani, con applicazione immediata per 30 miliardi di prodotti e il resto previsto nel corso delle prossime tre settimane. Trudeau ha accusato Trump di voler danneggiare l’economia canadese e ha escluso qualsiasi concessione unilaterale.
Per l’Italia, l’inasprimento delle tensioni commerciali rappresenta un serio rischio per l’export. Nel 2024, l’Italia ha esportato prodotti agroalimentari negli Stati Uniti per un valore di 7,8 miliardi di euro, con un incremento del 17% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, se le nuove tariffe colpiranno anche i prodotti europei, il Centro Studi di Confcooperative prevede una riduzione delle esportazioni tra il 15% e il 30%, con un impatto economico stimato di circa 2 miliardi di euro all’anno.
I prodotti più vulnerabili includono vino, olio d’oliva, formaggi DOP, ortofrutta, pomodoro trasformato e pasta. Il settore vinicolo, che nel 2024 ha esportato 1,7 miliardi di euro negli Stati Uniti, potrebbe subire perdite fino a 1 miliardo di euro, cedendo spazio alla concorrenza di paesi come Argentina, Australia e Cile. Anche il settore della pasta e dell’olio d’oliva rischia di affrontare gravi difficoltà.
Impatto sul settore automotive
Il settore automobilistico è particolarmente esposto a queste nuove tariffe. Stellantis, che ha stabilimenti in Messico e Canada, potrebbe subire un impatto economico di 3,4 miliardi di euro sui suoi guadagni. Gli analisti stimano un calo complessivo di 5,9 miliardi per l’intero settore, con Volkswagen, BMW e Mercedes tra le aziende più colpite.
Le case automobilistiche si trovano ora di fronte a due opzioni: spostare la produzione negli Stati Uniti, comportando un aumento dei costi di circa 3.500 dollari per veicolo, oppure trasferire i costi dei dazi sui consumatori, facendo lievitare i prezzi delle automobili tra i 6.000 e i 10.000 dollari. Questa situazione potrebbe avere effetti a catena anche in Europa, con un aumento stimato del prezzo medio dei veicoli intorno al 10%. Si tratta di una notizia negativa per un mercato già in crisi, che non mostra segni di ripresa imminente.