
La bevanda e il controllo molecolare dell’invecchiamento cellulare(www.popmag.it)
Per decenni, la comunità scientifica ha osservato un fenomeno intrigante: chi consuma regolarmente questa bevanda vive più a lungo.
I ricercatori inglesi hanno scoperto che la caffeina non si limita a mantenere svegli, ma agisce attivando l’enzima AMPK (proteina chinasi attivata da AMP), noto come il sensore energetico delle cellule. Quando le cellule sperimentano una carenza di energia, AMPK interviene per aiutarle a resistere allo stress e a riparare i danni. Questo è un meccanismo essenziale per il mantenimento della funzionalità cellulare e per contrastare l’invecchiamento.
Lo studio, pubblicato su Microbial Cell, si è basato su esperimenti condotti sul lievito di fissione, un organismo unicellulare che condivide con l’uomo i processi fondamentali dell’invecchiamento. I risultati hanno dimostrato che la caffeina stimola l’attività di AMPK, portando le cellule a modificare il proprio metabolismo, migliorare la riparazione del DNA e gestire meglio lo stress ossidativo. Questi processi sono centrali non solo per l’invecchiamento, ma anche per la prevenzione di numerose malattie degenerative.
Charalampos Rallis, genetista coordinatore dello studio, sottolinea come questa scoperta arricchisca la comprensione dei benefici della caffeina: “La caffeina accende un interruttore molecolare che aiuta le cellule a mantenersi giovani più a lungo.” Inoltre, AMPK è lo stesso bersaglio della metformina, un farmaco per il diabete di tipo 2 che viene sempre più studiato per i suoi potenziali effetti anti-invecchiamento.
Dal lievito all’uomo: potenziali implicazioni per la salute e la longevità
Sebbene per ora le evidenze si basino su modelli cellulari e organismi semplici, la conservazione evolutiva di AMPK tra specie diverse lascia intravedere la possibilità che la caffeina possa esercitare analoghi effetti nelle cellule umane. Se confermato, il consumo regolare di una quantità adeguata di caffè potrebbe fornire un piccolo ma significativo contributo quotidiano alla longevità, sostenendo le cellule nel mantenimento delle loro funzioni vitali.
John-Patrick Alao, ricercatore principale degli esperimenti, aggiunge che questa scoperta apre interessanti prospettive per sviluppare nuove strategie, basate su dieta, stile di vita o farmaci, per attivare direttamente AMPK e promuovere la salute a lungo termine.

Parallelamente, studi recenti condotti dall’Università della California a San Francisco hanno esplorato un altro aspetto del mistero della longevità, ovvero perché le donne vivano mediamente più a lungo degli uomini. La ricerca, pubblicata su Science Advances, ha identificato nel secondo cromosoma X femminile un meccanismo di attivazione genica che si risveglia in età avanzata, favorendo la resilienza cognitiva e il mantenimento della salute cerebrale.
Nel corpo femminile, ogni cellula contiene due cromosomi X, ma uno rimane in gran parte inattivo (Xi). Lo studio ha dimostrato che durante l’invecchiamento alcuni geni silenti sul cromosoma Xi si riattivano, contribuendo a proteggere il cervello dal declino funzionale. In particolare, il gene PLP1, coinvolto nella formazione delle guaine mieliniche che migliorano la trasmissione degli impulsi nervosi, risulta espresso più intensamente nelle donne anziane, potenziando funzioni cognitive fondamentali.
Questi dati sono stati confermati anche dall’analisi di tessuti cerebrali umani donati alla scienza, dove si è osservata una maggiore espressione di PLP1 nelle donne rispetto agli uomini. Manipolare questa via genetica potrebbe aprire la strada a nuovi trattamenti per contrastare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.
Comportamenti e fattori ormonali nella maggiore longevità femminile
Gli scienziati riconoscono inoltre il ruolo importante degli ormoni sessuali, come gli estrogeni, che modulano il sistema immunitario e contribuiscono alla protezione contro alcune malattie. Tuttavia, dopo la menopausa, la diminuzione degli estrogeni rende le donne più vulnerabili a patologie cardiovascolari e neurodegenerative.
Anche i comportamenti sociali e di salute giocano un ruolo chiave: mediamente, le donne fumano e bevono meno degli uomini, adottano più frequentemente misure preventive sanitarie e mantengono relazioni sociali più attive, fattori associati a una migliore qualità della vita e a una maggiore longevità.