Perché il riarmo potrebbe favorire la crescita economica nazionale

Le recenti decisioni del Consiglio europeo hanno sollevato preoccupazioni significative riguardo alle possibili ripercussioni economiche. In particolare, il piano finanziario da 800 miliardi di euro da investire in cinque anni per sviluppare un sistema di difesa ha suscitato reazioni contrastanti tra i membri dell’Unione Europea. Alcuni hanno espresso il loro dissenso, rivendicando un maggiore investimento in beni di consumo piuttosto che in armamenti, richiamando un dibattito che affonda le radici nel secolo scorso. Gli economisti, infatti, sostengono che investire in difesa possa stimolare la crescita economica, ma questa visione non è condivisa da tutti. Altri, invece, chiedono un esercito europeo, ignorando le complessità politiche e strutturali necessarie per la sua realizzazione, in particolare in un contesto di Eurozona non ottimale.

Reazione di Vladimir Putin

La reazione di Vladimir Putin a queste dichiarazioni è facilmente immaginabile. La percezione di un’Europa indecisa e divisa potrebbe rafforzare la sua posizione, soprattutto considerando il contesto attuale in cui una democrazia sembra avere difficoltà a confrontarsi con un regime autoritario. La strategia di Macron, che propone di mettere a disposizione dell’Unione Europea le capacità nucleari francesi, si scontra con la realtà di un’armamentario russo significativamente più potente. In questo scenario, la storia insegna che le aggressioni alla Russia, come dimostrato da Napoleone e Hitler, hanno avuto esiti disastrosi.

Risposta del Cremlino

Il Cremlino ha risposto militarizzando la propria economia, cercando di sostenere l’“operazione speciale” in Ucraina. Nonostante le previsioni di un collasso economico russo, il prodotto interno lordo della Russia ha mostrato una sorprendente crescita del 2% nel triennio segnato dal conflitto. Sebbene questo tasso sia inferiore rispetto agli anni di pace, risulta comunque migliore di quello dell’Eurozona. Tuttavia, la situazione economica russa presenta sfide significative, tra cui un’inflazione elevata e limitazioni sulle valute estere, con il commercio estero che si è orientato verso i mercati BRICS e la Cina, a scapito delle tradizionali relazioni commerciali con l’Occidente.

Analisi della situazione attuale

L’analisi della situazione attuale suggerisce che investire nella difesa, in un contesto europeo, potrebbe rivelarsi benefico per l’economia. Un’analisi storica mostra che le spese militari hanno contribuito a superare crisi economiche in passato, come nel caso della Grande Depressione. Tuttavia, l’obiettivo dovrebbe essere la deterrenza, piuttosto che la preparazione a un conflitto. Le preoccupazioni del Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, riguardo all’impatto delle spese sulla finanza pubblica sono comprensibili, ma non necessariamente giustificabili.

Dati sul debito pubblico italiano

Osservando i dati forniti dall’Istat sul debito pubblico italiano, si nota che nel 2024 il debito è aumentato solo di 0,7 punti percentuali, interrompendo una tendenza al ribasso avviata nel 2020. Nonostante ciò, il deficit di bilancio è diminuito significativamente, suggerendo che la spesa pubblica non è la causa principale dell’aumento del debito. La crescita del PIL nominale è stata insufficiente, contribuendo a questa inversione di tendenza.

Andamento del debito in Italia

In passato, l’Italia ha visto un abbattimento del debito solo nel 2007, e le spiegazioni economiche suggeriscono che l’andamento del debito è fortemente influenzato dalla crescita economica e dalle riforme strutturali necessarie per sostenere il potenziale di sviluppo. Giancarlo Giorgetti dovrebbe quindi mantenere un approccio cauto, monitorando la spesa corrente e considerando che le spese per la sicurezza europea potrebbero non solo evitare catastrofi, ma anche contribuire a una ripresa economica generale.

Published by
Ludovica Loringa