
Pressione minima o massima, quale guardare di più (www.popmag.it)
Questo quesito non ha una risposta univoca, poiché entrambe le misurazioni forniscono informazioni distinte e complementari.
La pressione arteriosa è un parametro fondamentale per valutare la salute cardiovascolare, ma spesso ci si interroga su quale tra la pressione massima (sistolica) e la pressione minima (diastolica) sia più importante. Questo quesito non ha una risposta univoca, poiché entrambe le misurazioni forniscono informazioni distinte e complementari, con rilevanza variabile in base all’età e al contesto clinico.
Differenze tra pressione massima e minima: funzioni e importanza
La pressione massima rappresenta la pressione nelle arterie durante la contrazione del cuore, ossia quando il sangue viene pompato verso tutto il corpo. Per esempio, in una lettura di 130/80 mmHg, il valore 130 indica la pressione massima. Questo parametro diventa particolarmente significativo dopo i 50 anni, poiché con l’avanzare dell’età le arterie tendono a irrigidirsi, causando un aumento della pressione sistolica. Questo incremento è associato a un rischio elevato di eventi cardiovascolari gravi come infarto, ictus e insufficienza cardiaca.
Al contrario, la pressione minima misura la pressione nelle arterie quando il cuore è a riposo tra un battito e l’altro. Nell’esempio di 130/80 mmHg, il valore 80 è la minima. La pressione diastolica è più rilevante nei giovani e negli adulti sotto i 50 anni. Valori troppo bassi, inferiori a 60 mmHg, possono indicare che il cuore e il cervello ricevono un flusso sanguigno insufficiente durante la fase di rilassamento, comportando potenziali rischi per la salute.

Numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato che la pressione sistolica alta è un indicatore più affidabile per prevedere malattie cardiache e ictus, soprattutto nelle persone oltre i 50 anni. L’ipertensione sistolica isolata, caratterizzata da una pressione massima elevata con una minima normale, è molto comune nella popolazione anziana ed è considerata un fattore di rischio significativo.
Per questa fascia d’età, l’abbassamento della pressione sistolica si è rivelato efficace per ridurre l’incidenza di eventi cardiovascolari, rendendo la pressione massima il parametro prioritario nella gestione clinica. D’altra parte, nei giovani adulti, la pressione minima conserva un’importanza rilevante, poiché valori troppo alti o troppo bassi possono essere indicativi di problemi cardiovascolari che necessitano di attenzione.
Un altro aspetto da considerare è la cosiddetta pressione differenziale, ovvero la differenza tra la pressione massima e quella minima. Questo indicatore è strettamente correlato alla rigidità arteriosa e può fornire ulteriori informazioni sulla salute vascolare. Un’elevata pressione differenziale può indicare un aumento del rischio cardiovascolare indipendentemente dai singoli valori di pressione massima o minima.
Pertanto, la valutazione complessiva della pressione arteriosa deve considerare sia la pressione sistolica che quella diastolica, insieme alla pressione differenziale, per ottenere un quadro più completo del rischio individuale. Questo approccio è particolarmente utile nei pazienti con ipertensione isolata o borderline.