
Giuseppe Cruciani, che accusa (www.popmag.it - X Virna)
Durante un intervento alla trasmissione “La Zanzara”, il noto conduttore radiofonico ha espresso il suo disappunto.
Nel panorama calcistico italiano, le parole di Giuseppe Cruciani hanno acceso un dibattito intenso sulla gestione delle attività sportive durante periodi di crisi. Durante un intervento alla trasmissione “La Zanzara”, il noto conduttore radiofonico ha espresso il suo disappunto per la decisione di fermare il calcio, mentre altre attività economiche e culturali sono riprese. Cruciani ha messo in evidenza l’importanza del calcio, non solo come passatempo, ma come un vero e proprio affare che coinvolge milioni di appassionati, lavoratori e investimenti.
Cruciani non ci sta:”Spiegatemi come mai tutti lavorano e il calcio si ferma: servilismo assurdo, questo è business”
“Spiegatemi come mai se tutti lavorano, concerti, teatri, ristoranti, credenti e non credenti, perché sospendere il calcio?” ha esordito Cruciani, evidenziando una contraddizione tra la ripartenza della vita sociale e la sospensione delle competizioni calcistiche. Questo interrogativo non è solo retorico; rappresenta un sentimento condiviso tra i tifosi e i professionisti del settore, che vedono il calcio come una componente fondamentale della cultura e dell’economia italiana.

Il calcio è un’industria che genera enormi profitti, con un fatturato che supera i 3 miliardi di euro all’anno. Questa cifra coinvolge non solo i club, ma anche un indotto che comprende sponsor, media, merchandising e turismo. La sospensione delle partite ha conseguenze economiche significative, e Cruciani ha parlato di “servilismo assurdo” da parte delle istituzioni.
La dichiarazione di Cruciani ha aperto un dibattito più ampio sulla gestione del lutto nazionale per la perdita di Papa Francesco e le relative misure dedicate al calcio rispetto ad altrediscipline e professioni. Mentre teatri e concerti sono tornati a riempire i loro spazi, molti si chiedono perché il calcio debba subire un trattamento diverso. Cruciani ha invitato a riflettere su questo punto, suggerendo che le decisioni dovrebbero essere più coerenti e uniformi, specialmente considerando il valore sociale e culturale del calcio. “Facessero un grande omaggio e poi the show must go on!” ha proseguito, esprimendo la sua convinzione che il calcio debba continuare.
In un contesto di crisi, Cruciani emerge come un provocatore, capace di stimolare una riflessione profonda su temi che riguardano non solo il calcio, ma anche la società nel suo complesso. La sua critica al “servilismo” delle istituzioni solleva interrogativi su come vengano prese le decisioni e su quali siano le priorità. È evidente che il calcio ha un ruolo centrale nella vita di molte persone, e la sua sospensione lascia un vuoto che va oltre il mero aspetto sportivo.