
Genitori: come scegliere il nome del figlio - Popmag.it
Diventare genitori è un momento di grande gioia e responsabilità, e una delle prime scelte da compiere riguarda il nome da dare al proprio figlio o figlia.
Tuttavia, in Italia esistono regole precise che disciplinano questa scelta: non tutti i nomi sono ammessi e alcuni risultano addirittura vietati per legge. Scopriamo quali sono i nomi proibiti nel nostro Paese e i motivi che stanno alla base di queste restrizioni.
I nomi vietati in Italia: quali sono e perché
In Italia, il nome di battesimo deve rispettare alcune norme stabilite dal Codice Civile e dall’ordinamento amministrativo. Il motivo principale di tali restrizioni è tutelare il bambino da eventuali situazioni di disagio o imbarazzo che potrebbero derivare da nomi giudicati inappropriati o offensivi.

Tra i nomi vietati figurano quelli che possono esporre il minore a scherno o discriminazione, nomi troppo lunghi o impronunciabili, oppure quelli che possono essere confusi con titoli nobiliari o cariche pubbliche. Ad esempio, non è possibile chiamare un bambino “Re” o “Duce”, così come nomi che richiamano a personaggi o concetti negativi.
Inoltre, la legge italiana impedisce l’adozione di nomi che potrebbero creare confusione con cognomi o nomi di famiglia già esistenti nella stessa comunità, o che siano straniere in modo da risultare difficilmente adattabili alla lingua italiana.
L’Ufficio Anagrafe del Comune ha il compito di vigilare sull’assegnazione dei nomi e può rifiutare l’iscrizione di un nome giudicato non conforme alle norme vigenti. In caso di rifiuto, i genitori possono presentare ricorso al Tribunale ordinario per tutelare la scelta effettuata, ma la decisione finale mira sempre a salvaguardare l’interesse superiore del minore.
L’attenzione è quindi rivolta a evitare nomi troppo eccentrici o potenzialmente dannosi per il bambino. La normativa è stata aggiornata nel tempo per tenere conto delle nuove sensibilità sociali e culturali, ma il principio rimane sempre quello di proteggere il diritto del minore a un’identità rispettosa e riconosciuta.
Negli ultimi anni, diverse sentenze hanno fatto chiarezza su quali nomi siano ammissibili o meno. Ad esempio, sono stati rifiutati nomi come “Nutella” o “Venerdì”, considerati poco appropriati per un nome proprio di persona. Ciò ha alimentato un dibattito pubblico sull’importanza di bilanciare la libertà dei genitori con la tutela del minore.
Le autorità italiane sottolineano che la scelta del nome deve considerare anche il futuro del bambino, che dovrà convivere con quella denominazione per tutta la vita. Pertanto, è sconsigliato scegliere nomi troppo originali o eccentrici che potrebbero esporre il bambino a prese in giro o difficoltà sociali.
La legge italiana non limita la creatività dei genitori, ma pone un limite saldo per evitare situazioni di disagio o di rischio per l’identità personale dei nuovi nati. Una scelta consapevole e rispettosa delle normative può garantire al bambino un’infanzia serena e un futuro senza ostacoli legati al proprio nome.