
Sicurezza sul lavoro (www.popmag.it)
Nel contesto lavorativo italiano, molti giovani si trovano a dover affrontare una realtà complessa e a volte sconfortante.
Il desiderio di concludere gli studi e intraprendere una carriera gratificante, sia dal punto di vista professionale che economico, sembra sempre più un sogno lontano.
Nonostante l’emergere di nuove professioni e l’evoluzione del mercato del lavoro, persistono impieghi che si distinguono per la loro pericolosità e per la scarsa remunerazione. Questo articolo si propone di analizzare i lavori considerati peggiori in Italia, mettendo in luce i settori più a rischio e quelli con stipendi inadeguati.
I lavori più pericolosi in Italia
La sicurezza sul lavoro è un tema cruciale, e l’Italia non è esente da gravi problematiche in questo ambito. Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, il numero di incidenti mortali sul lavoro è allarmante. Nel 2024, il settore delle costruzioni ha registrato 156 decessi, seguito dal settore dei trasporti e magazzinaggio con 111 vittime. Anche la manifattura ha visto 101 decessi, evidenziando come questi ambiti siano tra i più insidiosi.
Non è solo il numero dei decessi a destare preoccupazione; anche gli infortuni sul lavoro continuano a essere un fenomeno significativo. Le attività manifatturiere hanno dominato le statistiche con ben 70.842 denunce di infortuni, seguite da edilizia e sanità. Questi dati hanno un impatto diretto non solo sulla vita dei lavoratori, ma anche sul sistema economico nazionale, con costi elevati legati alla gestione degli infortuni e delle malattie professionali.
Nel 2025, la situazione non è migliorata, anzi. Tra gennaio e febbraio, si sono contate 101 vittime sul lavoro, un incremento dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I settori maggiormente colpiti continuano ad essere la manifattura, i trasporti e le costruzioni. Questa crescente insicurezza lavorativa non solo mette a rischio la vita dei lavoratori, ma contribuisce anche a un clima di paura e sfiducia nel mondo del lavoro.

Oltre alla pericolosità, un altro aspetto fondamentale da considerare quando si parla di lavori poco desiderabili è la retribuzione. Gli stipendi in Italia sono spesso inadeguati rispetto al costo della vita, creando una situazione di precarietà economica per molti lavoratori. Secondo i dati dell’Istat del 2024, gli stipendi lordi medi più bassi si trovano nei settori dei servizi di alloggio e ristorazione, con una media di 1.617 euro mensili. Seguono le professioni agricole con 1.621 euro, e le attività di noleggio e agenzie di viaggio con 1.649 euro.
Un dato preoccupante riguarda il settore del commercio e delle attività mobiliari, dove le retribuzioni sono diminuite rispettivamente del 3,1% e del 2,3% tra il 2023 e il 2024. Questo calo retributivo è particolarmente preoccupante in un contesto economico già difficile, dove molti lavoratori si trovano a dover affrontare aumenti nei costi dei beni e dei servizi.
I dati dell’Osservatorio JobPricing per il 2025 rivelano che anche i dipendenti pubblici, tradizionalmente considerati privilegiati per la loro stabilità, stanno vivendo una realtà difficile. Ad esempio, i salari della Polizia di Stato si attestano attorno ai 1.400 euro mensili, un valore sorprendentemente basso considerando le responsabilità e i rischi associati a queste professioni. Questo scenario minaccia di ridurre l’attrattiva di carriere che, in passato, erano viste come un’opzione sicura e rispettabile.
Le conseguenze di lavori pericolosi e mal retribuiti
La combinazione di lavori pericolosi e mal pagati ha conseguenze a lungo termine non solo per i lavoratori, ma per l’intera società. La mancanza di sicurezza e di giuste retribuzioni porta a una diminuzione della produttività e a un aumento dell’assenteismo, con un impatto diretto sull’economia nazionale. Inoltre, la precarietà lavorativa influisce sulla qualità della vita, generando stress e ansia tra i lavoratori, che si sentono costantemente sotto pressione.
Le famiglie che dipendono da lavori a basso reddito sono particolarmente vulnerabili, spesso costrette a far fronte a difficoltà economiche che possono portare a cicli di povertà intergenerazionale.