Artista eclettico e stravagante, capace di rinnovarsi nel corso dei decenni adottando sempre un approccio sperimentale alla musica, in un viaggio inesauribile di contaminazione di generi e stili: questo è Franco Battiato, il protagonista di questo episodio.

Lo storico Fabio Milazzo ci porta alla scoperta di uno dei maggiori innovatori dell’immaginario contemporaneo, al di là delle puerili accuse di intellettualismo e “incomprensibilità”: in realtà quella di Battiato si dimostra essere una magnifica operazione in piena logica postmoderna, dove i giochi linguistici si rincorrono e la sofisticheria performativa entra in conflitto con ritmi ballabili, sample elettronici disco, sonorità tipicamente “pop”.

Se Jean-François Lyotard pubblica il celebre La condizione postmoderna nel 1979, è specialmente a partire dall’album Patriots del 1980 che Battiato esibisce chiaramente il carattere postmoderno della sua produzione, dove il pop assume un valore creativo e artistico senza pari. Non dobbiamo sorprenderci che quest’album non fu minimamente apprezzato e valorizzato, oltre a essere un fallimento commerciale: oggi nel suo quarantesimo anniversario ne riscopriamo tutta l’importanza e la genialità.


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