«Da piccolo ero balbuziente, venivo deriso dai miei compagni di scuola, ma quella umiliazione mi ha spinto a impegnarmi per realizzare i miei sogni. Un limite, a volte, può trasformarsi in forza». Andrea Iervolino, al Festival ANTICOntemporaneo diretto da Massimo Arcangeli, commuove il pubblico. Ha soli 29 anni e in una breve parabola di vita è arrivato “da Cassino a Hollywood”, come titola un libro a lui dedicato (Felici Editore, 2017).
Gianni Minà, che ha appena realizzato un documentario sulla sua vita, ci confessa: «Volevo capire se dietro un simile exploit ci fosse qualcuno capace di ossequiare la vita che gli ha permesso di arrivare fin lì. E ho scoperto un uomo dotato di una fede straordinaria».
Lo sguardo limpido, una voce ancora lievemente intaccata dalla balbuzie, oggi Iervolino è uno dei produttori cinematografici più giovani del mondo. Con lady Monika Bacardi, erede dellʼimpero del rhum, ha fondato la Ambi, che vanta fra i suoi clienti Disney, Amazon e Netflix. È stato inserito nella lista dei «dieci migliori produttori indipendenti» e il Variety lo ha collocato tra i «wonderful people di Hollywood».

Andrea mi racconta la sua storia:

«Sono cresciuto a Cervaro, un piccolo paese vicino Cassino. Da piccolo la mia balbuzie era molto accentuata, mi sentivo diverso, emarginato. Studiavo la notte, volevo essere migliore degli altri, ma quando arrivavo a scuola non riuscivo a pronunciare neppure la prima lettera. Le maestre, pensando che fossi ritardato, suggerirono a mia madre di mandarmi in una scuola per disabili. Lei fortunatamente rifiutò. Mio padre beveva, avevamo problemi economici. A 15 anni me ne sono andato via di casa, a Bibione, per unʼesperienza teatrale di 6 mesi. Tornato a Cassino, ero deciso a fare un film. Ho chiamato il mio amico Rinaldo, che aveva la “erre” moscia: “Adesso io e te facciamo i produttori”. Bella coppia di disagiati!».

E come avete fatto?

«Abbiamo scritto un copione e siamo andati a chiedere soldi negozio per negozio. Oggi si chiama crowdfounding, si fa su internet, il nostro era il vecchio sistema: porta a porta. Abbiamo raccolto i soldi, trovato gli attori per strada. Quello che a Cassino girava i video dei matrimoni è diventato il mio cameraman e così abbiamo realizzato il primo film. Non avendo accesso alla distribuzione normale e ottenendo il cinema solo di mattina, ho inventato un nuovo modo di distribuzione: il Cineschool Day. Così ho iniziato a guadagnare…».

Sono passati pochi anni e ora produci film con Al Pacino, John Travolta, Sarah Jessica Parker, Nicole Kidman. È una storia incredibile!

«Oggi facciamo dagli 8 ai 12 film lʼanno e abbiamo sedi in 11 Paesi. Siamo appena usciti con The music of silence, un biopic sulla vita di Andrea Bocelli con Antonio Banderas e Toby Sebastian [Trystane Martell di Game of Thrones ndr]. È un film che mi piace: racconta la vita di un italiano che nonostante il suo problema, la cecità, è diventato il più famoso cantante di opera lirica del mondo. Un grande esempio di forza di vita. Il prossimo anno inizieremo a girarne uno su Ferruccio Lamborghini, unʼaltra vera leggenda.

Non ti senti più in difficoltà? Non provi disagio a Hollywood?

No… Ovviamente per mestiere sono costretto a organizzare feste, première, party, ma sono cose promozionali. Vivo la mia vita nel mondo, ma nel mio mondo.

Nel film Beyond the Sun, che uscirà a Natale nelle sale di tutto il mondo, sei riuscito ad avere la partecipazione eccezionale di papa Bergoglio. Cosa hai provato quando Francesco ha accettato?

È stato un sogno, ancora non ci credo! Quando eravamo in Vaticano con le nostre telecamere, mi sono messo a scattare foto come fossi un fan. Per me questo papa è già santo. Abbiamo fatto il film per aiutare i bambini poveri argentini, gli incassi saranno devoluti a due associazioni no-profit, El Almendro e Los Hogares.

Da anni giri con un rosario in tasca. Cosa significa per te credere?

La fede è amore. In tutto quello che fai ci vuole fede. Le cose nella vita non succedono per caso: quando ti trovi con un potere in mano, a qualsiasi livello, devi saperlo usare a fin di bene. Per me fede significa aiutare il prossimo, ispirarlo al bene. Tutte le religioni hanno una base comune: “Ama il tuo vicino come te stesso”. Capire che alla fine ci ritroviamo tutti in questo amore è la cosa più bella che ci sia.


 

Credit Foto: Pagina Facebook di Andrea Iervolino

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