Farinetti se n’è ghiuto,
E soli ci ha lasciato…

Così Palmiro Togliatti, sotto lo pseudonimo di Rederigo di Castiglia, utilizzando una strofa di una celebre canzone napoletana, salutava Elio Vittorini all’uscita dal PCI.
D’accordo, non aveva scritto Farinetti ma Vittorini. Di certo, Farinetti è Farinetti e il PD non è il PCI. Ma questi sono gli eroi, questo lo scenario.

Il patron di Eataly e di Fico Eataly World a Bologna, elogiatore di Renzi negli anni passati, ha dichiarato la sua simpatia per il nuovo governo gialloverde:

«Adesso c’è e tifo per questo governo, perché il governo c’è e deve fare delle cose, come rilanciare il Sud e creare scenari che facciano venire la voglia di investire agli imprenditori».

Interessa specificatamente il cambio di rotta di Oscar Farinetti? Naturalmente no. Ognuno, anche Farinetti, è libero di appoggiare prima un partito e poi ripensarci. Il fatto è che il caso è paradigmatico della non contraddittorietà dell’evento. Perché? Perché oggi il paradigma non è più quello di un sapere liquido, alla Bauman, ma uno fatto a bolle, completamente indipendenti e autonome le une dalle altre. Ci soffi dentro, si staccano, volano via.

Cosa ha reso vincente il modello Farinetti/Eataly?
Il fatto che ha avuto l’intelligenza di seguire un passaggio netto in quello che viene definito tardo capitalismo. Da sempre si è considerata la cultura come merce. Cioè il fatto che, per dirla con D’Annunzio, anche le lettere hanno un mercato. Ecco, L’imprenditoria di Farinetti ha dimostrato di aver colto il rovesciamento di questo paradigma: dalla cultura come merce alla merce che diventa cultura.

Dipinti a olio appesi alle pareti dei ristoranti, libri in mezzo ai pacchi di tortellini, rendono evidente quanto il cibo sia sottratto al suo valore d’uso – che si esprime nel gusto, nella varietà, nella genuinità e nei sapori del territorio – e viene trasfigurato in esperienza culturale fondamentale.

Allora una bicicletta può stare accanto al frigo per il latticini, un pianoforte in mezzo al mercato di frutta e verdura, e Farinetti vicino a Renzi e Salvini.


 

MATTEO SARLO è nato a Roma nel 1989, dove vive e lavora come Editor.
Nel 2018 ha pubblicato Pro und Contra. Anders e Kafka.
Ha scritto per diverse riviste filosofiche, di critica cinematografica, viaggi, cronaca e narrativa urbana.
È fondatore di Globusmag.it

Tagged with: , , , , , , ,