Notti Brave è l’ultimo album del rapper romano Carl Brave. Attraverso le sue 15 tracce viene raccontata la malinconica voglia di vivere di una generazione di giovani vecchi, molto più saggi ironici che combattenti appassionati. Ripiegati su una visione frammentata e fotografica della realtà (diventata simile ad una pagina profilo Instagram) ciò che li contraddistingue è la consapevolezza di poter lottare, parafrasando Pasolini, soltanto arrendendosi.

La notte brava

Lo scenario su cui si svolgono i brani raccontati nell’album è la notte di una grande metropoli. Luogo del rovesciamento e dello smarrimento per eccellenza, le notti di Carl Brave si caratterizzano per l’ossessiva altalena di socialità e solitudine. Subito oltre il locale c’è la carreggiata desolata, oltre l’alcol e la droga ci sono file di lampioni che si perdono senza fine. Tutto oscilla e fluttua incontrollato tra l’eccitazione e la malinconia: la notte è questa schizofrenia in quanto sospensione della regolarità stessa del giorno.

La notte istituisce infatti un diverso spettro di possibilità, ma lo fa solo in quanto violazione sistematica e sempre già prevista della normatività del giorno. Sono le stesse regole del giorno a comandare la loro violazione notturna. La notte è così una sregolatezza regolata ed è proprio per questo che è “brava”. I bravi di Don Rodrigo agiscono fuori dalla legge proprio per ribadire e rendere più forte la legge-potere che li sostanzia. È infatti sregolandosi, facendosi regola che comanda la propria infrazione, il non-essere-sotto una regola, che la legge stessa può farsi assoluta. Le vicende delle 120 Giornate di Sodoma sono un’espressione nota di questo genere di potere.

La generazione raccontata da Carl Brave sa che la prossima IPA e l’ennesimo drum non sono che una manifestazione del Girone della Merda della Salò pasoliniana. È una generazione tanto consapevole quanto impotente, che sente di essere in tutto e per tutto pre-vista, nel giorno come nella notte. Non sa che galleggiare ironicamente, lasciandosi andare alla contingenza (“siamo ghiaccio dentro a un bicchiere, ci siamo senza rimanere”) e accettando di essere inesorabilmente presa nella trappola (“invecchio dentro una ruga della metro B”).

Le fotografie

Ma come si può stare all’interno della trappola? La risposta è cristallina e mette a fuoco lo spirito dei tempi: se il labirinto è troppo complesso per essere compreso, l’unico modo per poter cercare l’uscita è proprio smettere di cercare l’uscita, perdendocisi semplicemente dentro (“la moda ci rende tutti uguali, chissenefrega guarda ho preso questi occhiali”).  È necessario dismettere ogni pretesa teorica e progettuale, affidandosi completamente alla serendipidità (“fammi una foto e non vedere come viene”).

Scartata ogni speranza di raccontare il reale in forma unitaria, lineare, coerente, autonoma ed autentica, le canzoni di Carl Brave scelgono di essere un semplice mucchio disorganico di frammenti. Le due cifre stilistiche che ne derivano sono quella della fotografia e del vintage. Da un lato le strofe non sono che una raccolta più o meno disordinata di istantanee, dall’altro la loro disomogeneità viene accentuata dal sovrapporsi dei tempi e delle mode, per cui il passato continuamente si riallinea ed entra nel presente. Tutto è insieme presente e semplicemente dato ai sensi. Non è un caso se il primo singolo di Notti Brave si chiami Fotografia ed il suo video sia un cartoon stile Simpson (senza che, ovviamente, vi sia alcuna connessione con il testo della canzone!). Del resto l’album precedente di Carl Brave si intitolava proprio Polaroid: un modo vintage di scattare fotografie.

Ciò che questi pezzi chiedono è di non cercare un senso profondo, di non imporre un’unità. Non la hanno e non la vogliono avere, perché sanno che qualsiasi unità non sarebbe che una ennesima “bravata”. Vogliono invece essere semplicemente attraversati e vissuti, indicando come non ci sia altra saggezza possibile se non lo scivolare con leggerezza sulla superficie delle cose. 

Andrea Ferretti è laureato in filosofia con una tesi sul Senso Comune nel pensiero di G. B. Vico. È appassionato di calcio, folklori contemporanei e giochi di ruolo.

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