Un diamante è per sempre, una canzone di più. Quest’anno lo spot di Natale della nota catena di negozi britannica John Lewis & Partners ha un ospite d’eccezione, Sir Elton John. Online da metà novembre, il video ripercorre a ritroso il rapporto indissolubile che lega il little boy Reginald Kenneth Dwight – per chi non lo sapesse, il nome all’anagrafe di Elton John – al suo pianoforte, fedele compagno sul palco come nella vita: nella sua villa a Beverly Hills ne ha ben quattro, chiamati Nina Simone, Aretha Franklin, Diana Krall e Winifred Atwell. Un’intensa storia d’amore iniziata una mattina di Natale di tanti anni fa, ma la cui fiamma arde con lo stesso calore del primo giorno.

«Conosco i segni de l’antica fiamma!» (Purg. XXX, 48), direbbe un ‘invirgilito’ Dante. In una camera addobbata d’albero e luci soffuse, Elton guarda il pianoforte, posando le dita sui tasti e accennando le note del suo successo del 1970 Your song. La canzone, dedica intima a un “tu” (che è anche un “me stesso”), accompagna il flusso di coscienza conferendogli un ordine in stile rewind: riavvolgere il nastro dove l’adulto parla al bambino, spensierato e al contempo impaurito davanti a un pianoforte, quasi a dire, rivolto al suo pubblico, «non sparatemi, sono solo il pianista» (Don’t Shoot Me, I’m Only the Piano Player, titolo dell’album del 1973 contenente successi come Daniel e Crocodile Rock). È una sfida e insieme un dialogo tra lo strumento e il suo ‘animatore’. Il momento in cui Reginald scopre la tastiera nella calda e accogliente camera è il momento in cui si accendono le luci del palcoscenico, il momento in cui inizia l’intenso valzer tra il piano e il piano player.

Il fil rouge tematico dello spot è la circolarità. Il video si apre e si chiude con un Elton adulto, mentre poco prima della fine compare il Reginald bambino, che scarta entusiasta il suo regalo davanti agli occhi emozionati della mamma. Lo scrosciare di applausi, le luci sul palco, il viavai dietro le quinte e le pause in camerino, le maschere e i salti da performer, i viaggi, il lavoro in sala di incisione; e da bambino le feste, i primi concerti a scuola. Lo sguardo, intenso e perso, che si muove in diverse direzioni: all’indietro, verso qualcosa, semplicemente intorno, circolarmente.

La riuscita comunicatività dello spot sta nella sua intima ed eterna simbolicità. Elton/Reginald conduce – e trascina – nel suo fluttuare di ricordi che diventano anche quelli dello spettatore. Il dialogo si apre ulteriormente, coinvolgendo un terzo interlocutore, il pubblico. Del resto, lo spettacolo della natività, reiterato e rappresentato nel rituale, si schiude diventando motivo di condivisione, al di là dell’aspetto meramente tradizionale. Il Natale diventa qualcosa di popolare, che accomuna il popolo lato sensu, superando l’aspetto cristiano; diventa così pop, della gente e delle genti. E pop è il genere musicale caro a Sir Elton.

Il dialogo triadico pianista-piano-spettatore si presenta carico di tensione: staticità-dinamicità, familiarità-straniamento. Il restare immobile di un pianista ormai formato di fronte alla dinamicità del ricordo; emozioni destabilizzanti lo sguardo immobile e fisso sul pianoforte. Il gesto di aprire e chiudere la tastiera, che si ripete all’inizio e alla fine del video, rende così il pianoforte il vero protagonista, un attore a tutti gli effetti, oltre che narratore costantemente on stage. La dinamicità sta nell’aprirsi e ricongiungersi del cerchio, che non è un mero e statico chiudersi. Il ricongiungersi prevede l’arrivo costante della novità, che si manifesta all’orizzonte dell’occhio straniato. Straniamento e familiarità del pianista, familiarità e straniamento dello spettatore.

«Some gifts are more than just a gift», si legge in conclusione dello spot. Il regalo (gift), qualcosa che si è dato (given), donato, imprime un’emozione forte in colui che dona così come in chi lo riceve; lo straniamento, la sorpresa, la meraviglia del destinatario, che lo riceve e lo scarta; l’attesa straniante del mittente; la familiarità che lega destinatario e mittente nel gesto co-implicante di donare e ricevere.

Il pianoforte, attore del rewind, diventa una fucina simbolica, semantica e comunicativa. L’atto di scartare il regalo, di sollevare quello strato di carta che ricopre il pianoforte è lo spogliarsi di Elton per svelare Reginald, un bambino nudo di fronte alla meraviglia (wonder), e al tempo stesso capace di comprendere l’emozione come tale, senza razionalizzarla (it’s a little bit funny this feeling inside, come dice il primo verso). Un nuovo mondo, uno nuovo modo di vedere le cose intorno a sé. L’attualità di Your song, canzone del ’70, in uno spot dedicato al Natale si manifesta nel celebrare in maniera anticonvenzionale e perciò straniante una festività che troppo spesso rientra nel dejà vu. Niente Babbo Natale, niente renne, niente slitta. Solo un uomo, un tempo ragazzo e ancor prima bambino, e il suo pianoforte, invecchiato con lui e a cui egli infine sussurra: How wonderful life is while you’re in the world.

Credit Foto: spot ufficiale John Lewis & Partners

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